Intervista al Presidente di Aiop Puglia realizzata dal Quotidiano di Bari.
Dopo un anno alla guida di Aiop Puglia, il Presidente Fabio Margilio traccia un bilancio dell’attività svolta e rilancia con proposte concrete per affrontare le principali criticità del sistema sanitario regionale.
Al Presidente è stato chiesto di fare un bilancio di questo primo anno di lavoro.
«Sono soddisfatto del lavoro svolto insieme al direttivo regionale», ha risposto. «Vivo questo incarico, certamente impegnativo, con senso di responsabilità e con l’obiettivo di contribuire a migliorare il sistema sanitario della mia regione. In questo anno, o poco più, siamo riusciti a dare visibilità ad Aiop Puglia e riteniamo di aver conquistato l’attenzione delle istituzioni. Con loro intendiamo affrontare sfide complesse come la carenza di personale, le liste d’attesa, la revisione del sistema socio-sanitario pugliese. C’è tanto su cui lavorare, e noi ci impegniamo a farlo con spirito costruttivo, affinché il sistema sanitario sia efficiente, vicino alle persone e risponda puntualmente al bisogno di cura.»
Il Presidente ci ha tenuto a chiarire un concetto fondamentale.
«La medicina privata accreditata non è un’alternativa alla sanità pubblica, ma è complementare. Siamo parte integrante del sistema, non sostituiamo il pubblico ma lo affianchiamo e lo rafforziamo. Questo è stato evidente soprattutto durante l’emergenza Covid. Relazioni sane e regole chiare, ma anche collaborazione e condivisione, sono la strada maestra per migliorare l’accesso alle cure.»
Ha poi affrontato due punti chiave: programmazione e snellimento della burocrazia.
«Nel primo caso, bisogna sedersi a un tavolo e affrontare in modo strutturato i veri problemi: carenza di medici, pronto soccorso al collasso, liste d’attesa, assistenza agli anziani e alle persone fragili. Abbiamo fatto un passo avanti sbloccando il numero chiuso a Medicina, ma i primi risultati li vedremo tra dieci anni. Un altro tema critico è la mancanza di posti letto, che in Italia sono tra i più bassi dell’area occidentale. Basterebbero questi due esempi per comprendere quanto sia urgente una programmazione lungimirante. A questo si aggiunge l’urgenza di rendere la burocrazia più snella e funzionale.»
Il Presidente ha commentato il nodo dei pronto soccorso sovraffollati.
«Dal 2012 assistiamo a una progressiva riduzione dei posti letto, quindi non dobbiamo stupirci se i Pronto Soccorso sono rallentati, soprattutto nei mesi estivi. Bisogna aumentare la capacità ricettiva integrando il modello esistente. Mi chiedo perché non valutare l’apertura di nuove unità gestite dalle Case di Cura accreditate, oppure attivare collaborazioni per trasferire pazienti stabilizzati in strutture private? Il 60%, forse anche di più, dei pazienti nei pronto soccorso sono anziani, e a loro le cure potrebbero essere fornite dalle RSA accreditate. Noi siamo pronti a dialogare con il pubblico e le istituzioni per dare risposte concrete.»
Il Presidente ha sottolineato anche la situazione inaccettabile delle liste d’attesa delle RSA.
«Oggi ci vogliono sei mesi per un ricovero in RSA per un anziano, e anche di più per un disabile. L’ultima delibera regionale (la 961) ha fatto un piccolo passo avanti: assegna due posti letto aggiuntivi alle RSA che ne hanno fatto richiesta, da riservare ai pazienti in dimissione dagli ospedali. Ma si tratta di un intervento tampone. In Puglia abbiamo bisogno di una programmazione più ambiziosa e di maggiori risorse per aumentare i posti letto. Attualmente ne abbiamo circa diecimila, ma i numeri ci dicono che da qui al 2030 ne serviranno almeno quindicimila in più. La mia proposta è istituire un tavolo di coordinamento operativo permanente che coinvolga ospedali (ASL), gestori privati, associazioni di categoria e Regione. Solo così potremo affrontare con realismo e responsabilità il futuro dell’assistenza agli anziani e alle persone fragili.»
posti letto aggiuntivi alle RSA che ne hanno fatto richiesta, da riservare ai pazienti in
dimissione dagli ospedali. Ma si tratta di un intervento tampone. In Puglia abbiamo
bisogno di una programmazione più ambiziosa e di maggiori risorse per aumentare i posti
letto. Attualmente ne abbiamo circa diecimila, ma i numeri ci dicono che da qui al 2030 ne
serviranno almeno quindicimila in più. La mia proposta è istituire un tavolo di
coordinamento operativo permanente che coinvolga ospedali (ASL), gestori privati,
associazioni di categoria e Regione. Solo così potremo affrontare con realismo e
responsabilità il futuro dell’assistenza agli anziani e alle persone fragili.»